Pediatria di Kimbondo.
Bruciano le foglie di bambù qui alla Pediatria di Kimbondo, il fumo si alza acre, con odore di incenso e di plastica bruciata. E’ mattino! Di notte gli alberi piangono e gli uccelli cantano a Kimbondo. Al mattino la sabbia bagnata si asciuga al sole e gli uccelli lasciano il posto al pianto dei neonati ed agli strilli dei bambini. Gloria è arrivata in una mattinata come questa. Proviene da un’orfanotrofio di Kinshasa, è denutrita, viene alimentata con una cannula inserita nello stomaco. Viene portata alla stanza 10. E’ la stanza della disperazione. Qui si incrociano le storie di sofferenza e di gioia, di chi va e di chi viene, di chi lascia la stanza con una speranza e di chi invece ci lascia per sempre. Gloria esce in braccio ad Anna. Si rifiuta di mangiare, il suo stomaco è piccolo piccolo. La prendiamo in braccio a turno, le diamo da mangiare per ore, per giorni, fino a che il suo stomaco riesce ad assimilare un pasto vero. Tutti insieme le diamo un po’ di calore umano. Gloria non mangia perché è abbandonata e preferisce lasciarsi morire.
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Indice
Il valore dell’affetto
Ma il nostro affetto la conforta e i suoi grandi occhi neri riprendono vita, le sue mani ricominciano a muoversi ed a cercare un contatto. Gloria si conta le dita, si tocca gli orecchini. Gloria non sorride mai. Ne ha motivo? Ma la vita continua. Viene riportata al reparto neonatologia: dall’orfanotrofio di Kinshasa non tornerà nessuno a riprenderla. Sarà un altro dei figli della pediatria. Da qualche giorno non la vedo, non riesco a mettere insieme le forze e non riesco a tornare a vederla, ho paura del dopo, è più facile non vedere, cercare di dimenticare. Poi un giorno mi sveglio coraggioso, torno a vedere Gloria, ci riconosciamo subito, appena la prendo in braccio smette di piangere, ma non sorride, ne ha motivo? Gli orecchini sono scomparsi, rubati da una mano impietosa, che ha tolto a questo corpicino anche l’ultimo legame con la sua famiglia.
La stringo esile, le gambe senza muscoli. Mi guarda con i suoi occhioni neri, mentre le do da mangiare. Mangia lentamente, il suo stomaco è troppo piccolo. Rubo un formaggino dalla dispensa per lei. Piangiamo insieme io e Gloria, io perché so già che la dovrò lasciare, lei perché non lo sa, ma dovrà rimanere. Riparto per l’Italia. Sono passati 20 giorni ed alla Pediatria i ragazzi cantano, cantano canti di chiesa, canti per un funerale. E’ il funerale di Gloria. Mi scendono le lacrime e il cuore mi si spezza, vedo una mano aggrappata al collo della mia maglietta, vedo due occhi.. no ora non li vedo più.. mi faccio mille domande, mi do mille risposte, ma non riesco ad essere sereno.. forse domani. Sono passati quasi sei mesi, durante i quali ho cercato un senso a tutto questo, durante i quali ho cercato anche di non pensare, oggi è la vigilia di Natale.
Natale senza regali
Un Natale di gioia, di regali, di bimbi in festa. Ma il mio pensiero va a Gloria, a quello che lei avrebbe potuto essere, al regalo che avrei potuto farle e farmi: tornare a rivederla. Mi restano solo i ricordi: i suoi occhioni grandi, il suo pianto buffo e inconfondibile, quel sorriso che avrei voluto vedere e queste lacrime che ancora impietosamente bagnano il mio viso.
Una storia da un’esperienza diretta alla Pediatria di Kimbondo
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I miei viaggi in questi luoghi sono raccolti nella pagina degli articoli sull’Africa. Se vuoi un’idea per una prima avventura africana leggi l’articolo sul Parco Nazionale Kruger, Sudafrica, puoi anche curiosare tra gli ultimi articoli pubblicati, fare una ricerca (la casella è in alto) oppure scegliere dagli argomenti a fondo pagina.
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Arrivederci presto!