Flash nella fotografia naturalistica: influsso sul sistema visivo degli uccelli e animali
il Testo dell’articolo sul flash nella fotografia naturalistica è con copyright Dennis K. Olivero, DVM, e Donald L. Cohen, MD, tutti i diritti riservati
La riproduzione di questo articolo è stata preventivamente autorizzata da uno degli autori originali.
L’uso di illuminazione artificiale per fotografare gli animali è spesso motivo di polemiche. Per esaminare questo argomento, è necessaria una conoscenza di base della retina.
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Indice dell’articolo (clic per aprire)
Contesto
La retina è composta fotorecettori chiamati coni e bastoncelli. Bastoncelli per catturare le informazioni relative alla visione notturna ed al movimento e coni per la visione dei colori e della luce diurna.
Il rapporto tra coni e bastoncelli varia a seconda delle specie. Rispetto ai mammiferi, gli uccelli hanno un maggior numero di coni che permettono una migliore percezione dei colori e una maggiore acuità visiva a luce diurna. Le creature notturne, in confronto, hanno un rapporto bastoncelli/coni maggiore, il che consente una migliore visione notturna.
In piena luce, i bastoncelli sono sbiancati della rodopsina, il pigmento fotorecettore importante per la trasformazione dell’energia luminosa in segnali elettrici riconoscibili dalla corteccia occipitale del cervello. Mentre i bastoncelli non sono attivi in piena luce, i coni sono responsabili per la traduzione delle informazioni luminose in segnali elettrici.
Passando dal chiaro a condizioni di buio, c’è un periodo di adattamento al buio richiesto per i bastoncelli per caricarsi e diventare funzionali. In natura, il passaggio dalla luce al buio è normalmente graduale e il cambiamento concomitante, da una risposta elettrica generata dai coni a quella proveniente principalmente dai bastoncelli, avviene uniformemente e senza interruzione della funzione.
Danni Permanenti dovuti all’uso del flash nella fotografia naturlistica
La retinopatia fototossica ovvero i danni permanenti alle cellule nervose retiniche come risultato dell’esposizione ad una fonte luminosa, è stata studiata a lungo negli esseri umani e in altri animali.
La luce non filtrata, estremamente intensa, focalizzata sulla retina attraverso le lenti del microscopio chirurgico è una causa documentata di danni permanenti alla retina. Per causare sia lesioni evidenti solo al microscopio che lesioni grossolanamente visibili, la luce deve essere tenuta a fuoco su una singola area della retina per un lungo periodo di tempo.
Questa situazione si verifica generalmente nella chirurgia specialistica, quando gli anestetici impediscono il movimento dell’occhio. I microscopi per operazioni di oftalmologia oggigiorno sono tutti dotati di filtri speciali per prevenire la retinopatia fototossica anche con un uso prolungato.
Il laser, che per definizione è un fascio altamente concentrato di energia luminosa, può produrre danni alla retina. Infatti, nel trattamento della retinopatia diabetica, distacco della retina e altre malattie dell’occhio, il laser viene impiegato per bruciare volutamente alcune aree della retina.
E’ possibile che ciò capiti anche con periodi di esposizione molto brevi, poiché la luce è altamente concentrata. Pertanto, quando si considera il possibile danno alla retina da qualsiasi fonte di luce, devono essere valutati sia la sua intensità che il grado di focalizzazione.
Unità flash
Le luci stroboscopiche utilizzate dalle unità flash producono un lampo luminoso di durata molto breve, di solito dura solo una piccola frazione di secondo. Questa luce inoltre è spesso utilizzata ad una certa distanza dal soggetto e, anche con i flash-extender (prolunghe usate nella fotografia con ottiche medio/lunghe), la luce non è focalizzata in un punto, ma diffusa quando raggiunge il soggetto.
La legge dell’inverso del quadrato dell’intensità luminosa indica che il decadimento dell’intensità della luce avviene ad una intensità pari al quadrato della distanza dalla sorgente. Raddoppiate la distanza dell’oggetto dalla sorgente di luce e l’oggetto riceverà solo un quarto dell’intensità. In altre parole, il calo di intensità è rapida fin da quando la luce lascia il flash. Anche alla fonte, la lente in plastica del flash diffonde la luce immediatamente sin dalla partenza.
Per più di 20 anni, ricercatori e clinici hanno utilizzato il test GRE (elettroretinogramma) per studiare la funzione e le malattie della retina. Questo test comporta l’uso di uno stimolatore a luce stroboscopica per registrare i segnali elettrici provenienti dai coni e bastoncelli. I protocolli variano a seconda dei laboratori di controllo.
Il test
I bastoncelli sono generalmente testati adattando prima il soggetto al buio, cioè ponendo il soggetto in una stanza buia per 5-20 minuti, e poi sottoponendo la retina ad un lampo di luce fioca. La luce vien poi portata a piena potenza ed in seguito fatta lampeggiare ad una frequenza di 40Hz al fine di isolare le cellule cono per il test.
La luce stroboscopica o flash o stimolatore è generalmente posizionata a pochi centimetri della cornea per il test. Gli stimolatori di crescita per l’erba ad esempio producono luce diffusa come un flash di una macchina fotografica, ma di intensità molto maggiore.Per i test sui coni, il flash viene fatto lampeggiare a piena potenza per 40 volte al secondo per diversi secondi.
Anche se la luce è intensa e posizionata molto vicina al soggetto, non è concentrato e, di conseguenza, non danneggia la retina.
Effetti del flash nella fotografia naturalistica
I soggetti nella fotografia naturalistica possono essere sorpresi da un lampo improvviso, alcuni possono scappare, altri possono continuare quello che stavano facendo e potrebbero anche sembrare non reattivi all’utilizzo di flash.
L’intensità della luce, il grado di messa a fuoco, e la luce ambiente sono tutti fattori da prendere in considerazione quando si analizza il possibile impatto sulla acuità visiva.
Il flash di riempimento si usa per riequilibrare la luce ambiente e artificiale. Nelle situazioni in cui si usa il flash di riempimento, coni sono attivi, e sono progettati per lavorare in luce tutt’altro che soffusa. Per questo, l’uso del flash di riempimento sugli animali e sugli uccelli non dovrebbe avere alcun effetto sulla loro sistemi visivi. I coni non si sbiancano fino ad uno stato non funzionale in piena luce come bastoncelli.
Il Flash come luce principale in condizioni di luce fioca invece è in grado di produrre una riduzione temporanea della vista, ma il danno non è permanente. Nel buio totale, l’uso del flash può causare una riduzione temporanea della visione notturna per 5-20 minuti. Ci vuole un’ora di condizionamento al buio per raggiungere il massimo delle risposte elettriche dai bastoncelli della retina.
La ripresa
La ripresa della funzione dei bastoncelli, anche dopo lo “sbiancamento” effettuato da una luce intensa non è lineare con il tempo. Gli animali e gli uccelli, dovrebbero recuperare il 50% della funzione nei primi cinque minuti, e il 75% nei successivi cinque minuti. I bastoncelli recuperano rapidamente da zero alla piena sensibilità ed il recupero avviene quasi completamente nei primi 10-15 minuti.
Causa la perdita della vista originata dal lampo del flash nel buio più totale, ulteriori flash indirizzati ad uccelli o animali in questa situazione non sono consigliabili. I fotografi naturalistici che seguono un’etica cercano di non alterare il comportamento del soggetto che stanno fotografando. L’uso giudizioso del flash in situazioni completamente buie che causino un’alterazione breve della vista dovrebbero essere compensate dal valore educativo della fotografia fatta.
Tecnicamente immagini eccellenti di gufi e di altri animali nel loro ambiente naturale fatte di notte con il flash possono, alla fine, giovare alla specie a motivo di un aumento di sensibilità del pubblico nei confronti della specie stessa. In sostanza in alcune situazioni l’uso del flash può essere giustificato.
Molte specie notturne fanno affidamento sulla vista in combinazione con altri sensi, in condizioni di luce scarsa o al buio, ad esempio, le capacità uditive dei gufi di notte sono probabilmente molto più importanti per la caccia rispetto al senso della vista.
Sintesi
In sintesi, per la produzione di retinopatia fototossica, o di danni permanenti, una luce concentrata ed intensa deve essere posizionata sulla retina per un tempo molto superiore alla durata di un flash, per come viene usato il flash nella fotografia naturalistica.
Il flash di riempimento non dovrebbe avere alcun effetto sul sistema visivo, il flash come luce principale in condizioni di luce fioca può produrre una riduzione temporanea della vista, ma il danno non è permanente.
Il Flash su soggetti notturni nelle ore notturne deve essere usato con cautela per il breve peggioramento della vista che causa. Il Flash non causa danni permanenti agli occhi di animali o persone, anche a distanza ravvicinata.
L’occhio e il sole
L’occhio è sviluppato per gestire la luce intensa, come il sole.
Questa è la ragione per la quale i bastoncelli si spengono in piena luce. Inoltre la luce flash quando raggiunge il soggetto è luce diffusa . Solo la luce altamente concentrata, come guardare il sole attraverso il teleobiettivo, o l’applicazione laser, è causa di danni alla retina. Ipoteticamente, se le informazioni scientifiche indicassero che il flash, in condizioni di utilizzo normale, potesse produrre danni permanenti alla retina, si innescherebbero ulteriori regole e regolamenti.
Il flash non sarebbe consentito nei ritratti umani, sarebbe vietato nei teatri e nelle sale da ballo, ai bambini non sarebbe permesso di usare i flash e le istruzioni per l’uso porterebbero etichette di avvertimento.
I veri danni
I cellulari e le torri radio, i predatori, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, le automobili e la riduzione degli habitat possono essere problemi di importanza molto maggiore per gli uccelli e gli altri soggetti animali rispetto ad una modifica temporanea della vista associata ll’uso del flash in condizione di luce scarsa.
Limitando l’uso notturno del flash e utilizzando principalmente il flash di riempimento per migliorare la fotografia in luce ambiente, speriamo di produrre immagini di animali ed uccelli che sensibilizzino maggiormente il pubblico nei confronti della natura.
Richiamando l’attenzione sull’importanza di mantenere una popolazione diversificata di uccelli e di animali su questo pianeta, in ultima analisi, si può essere in grado di migliorare la sopravvivenza e la qualità della vita dei soggetti fotografati.
Dennis Olivero si è laureato con dottorato in veterinaria presso l’Università del Minnesota, dove ha anche svolto un internato in medicina e chirurgia per piccoli animali. Ha svolto un tirocinio in oftalmologia comparata alla North Carolina State University, seguito da un post-dottorato con borsa di studio del Ministero della Salute presso l’Università del Minnesota – College of Medicine.
Dennis Olivero è Diplomato all’American College of Veterinary Ophthalmologists ed ha lavorato come oculista veterinario in due collegi veterinari e in due cliniche private. Ha pubblicato ricerche sia in campo veterinario che medico umano.
Donald Cohen ha ottenuto il dottorato in medicina presso la State University of New York a Buffalo ed ha effettuato un internato flessibile al Mercy Hospital di Pittsburgh, in Pennsylvania. Ha completato la sua formazione specialistica oculistica al Pittsburgh Eye and Ear e ha praticato oftalmologia per vent’anni nella sua clinica a Mooresville, Carolina del Nord. L’interesse del Dr. Olivero per la fotografia risale ad un viaggio in Africa nel 1978. La passione dottor Cohen per la fotografia risale a 30 anni fa.
Traduzione di Massimo Basso – Riproduzione vietata
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